La storia della Pastiera napoletana

La storia della Pastiera napoletana

RUBRICA – STORIA DELLA CUCINA

(a cura del Centro Studi Normanni)

La Pastiera napoletana è il dolce pasquale per eccellenza, il dolce che spesso prepariamo nelle nostre case e che doniamo a parenti ed amici insieme con gli auguri della Santa Pasqua. Ma infondo da quando tempo lo facciamo? A chi si deve la paternità di questa deliziosa “torta di grano”? Per uno storico contemporaneo queste non sono certo domande scontate, almeno dal XX sec. gli storici infatti si fanno domande di ogni genere, e non soltanto sulla vita dei principi, al fine di conoscere ogni aspetto della vita quotidiana degli uomini.

Sono poi gli “storici della cucina” che approfondendo gli aspetti dell’alimentazione che ci forniscono risposte alle nostre domande.  La ricetta, così come la prepariamo oggi, è stata definita intorno al XVI sec. in ambiente monastico (come è successo nella Storia per molti dolci e piatti della tradizione). Certo questo dolce per i suoi ingredienti, come il grano e le uova inneggianti alla “Rinascita”, fa da padrone sulle nostre tavole nei giorni del Triduo Pasquale: si comincia a prepararla il Giovedì Santo per essere consumata il Sabato precedente la Domenica della Resurrezione.

Una tradizione vuole che la pastiera abbia origini antichissime, addirittura precedenti ai culti cristiani, affondano nella storia millenaria di Napoli fino ai suoi albori: quando la sirena Partenope “affogò” nel golfo dando il suo nome al capoluogo. In suo onore si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni: le uova, che richiamano la fertilità; il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale; i fiori d’arancio, profumo della terra campana; la farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le spezie, omaggio di tutti i popoli; e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Si tratta di una leggenda perché proprio le arance non erano tra gli agrumi più diffusi in Europa nel periodo antico.

Ovviamente la storia della pastiera e della sirena Partenopa è un mito elegante che giustifica la nascita del dolce. Come spesso avviene nel mito, c’è qualcosa di vero. Siamo infatti certi della pratica romana antica (non greca) di mescolare grano alla crema di ricotta per produrre il “pane delle nozze” ed anche delle focacce rituali, in epoca costantiniana, che i catecumeni ricevevano durante il battesimo nella notte di Pasqua.

Ma come già detto in precedenza la ricetta della pastiera sarebbe nata nel XVI sec. tra le mura del monastero benedettino di San Gregorio Armeno (la famosa strada dei pastori nel cuore del centro storico di Napoli). Una delle monache realizzò questo dolce mescolando gli ingredienti più simbolici del periodo pasquale: come le uova, che rappresentano la nascita a vita eterna dell’uomo attraverso la morte e resurrezione del Figlio di Dio. Quel che è certo è che le monache di San Gregorio Armeno erano famose per la produzione delle pastiere che, come facciamo ancora oggi, regalavano in occasione della Santa Pasqua alle famiglie dell’aristocrazia napoletana.

<<Quando i servitori andavano a ritirarle per conto dei loro padroni – racconta la scrittrice e gastronoma Loredana Limone – dalla porta del convento che una monaca odorosa di millefiori apriva con circospezione, fuoriusciva una scia di profumo che s’insinuava nei vicoli intorno e, spandendosi nei bassi, dava consolazione alla povera gente per la quale quell’aroma paradisiaco era la testimonianza della presenza del Signore>>.

© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: Una fotografia di una tradizionale pastiera napoletana – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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