Il casale di Friano

Il casale di Friano

RUBRICA – I CASALI SCOMPARSI DI AVERSA

(a cura di Angelo Cirillo)

Nelle campagne a confine tra Aversa e Sant’Antimo sorgeva un tempo il casale di Friano. Oggi questa località ha cambiato nome in Ponte Mezzotta ed ancora si distingue dal centro urbano come “frazione“. Sappiamo che il villaggio è esistito tra il XIII e XVI sec. e che non fu mai un casale molto popoloso. Dopo la sua distruzione la popolazione continuò a vivere nelle sue vicinanze in casolari che servivano per la coltivazione dei campi. Qui, sul finire del XIX sec., avremmo ancora potuto trovare una masseria, un forno, una “chianca” (macelleria), una taverna ed ovviamente una chiesa. Il motivo della continuità abitativa della località “Ponte di Friano” o “Ponte Mezzotta” sta nell’essere un collegamento privilegiato tra la provincia napoletana e quella casertana.

Per quanto riguarda il nome “Friano” gli studiosi ritengono abbia un origine latina accostando il casale a quelli di Frignano e di Briano o per la presenza di un foro del dio Giano oppure per l’appartenenza delle sue terre alla famiglia romana dei Freano. Invece il nuovo nome “Mezzotta” deriverebbe dall’espressione “mezz’otto” usata per indicare la località che è posta nel mezzo del tracciato moderno della Via Appia (un tratto di circa sedici miglia tra Napoli e Capua che dal casale era separato in due percorsi di otto miglia ciascuno). Il riferimento al “Ponte” è invece più difficile da trovare dato che non si ha memoria di una simile struttura. Forse è un richiamo ad una antica condizione palustre della zona o forse ancora ad un attraversamento di un canale che scorreva nei campi di Friano.

Il toponimo “Friano” comunque compare per la prima volta nella donazione del 1097. Con questo atto, insieme con altre chiese di sua proprietà, il conte di Sant’Agata donava la chiesa di San Lorenzo di Friano alla “Sancte Matri Ecclesie Beati Pauli” di Aversa. Circa cinquant’anni dopo, nel Codice di San Biagio del 1151, ritroviamo la località di Friano dove la fonte individua un insediamento fortificato di recente costruzione (nei pressi di Sant’Antimo).

Per gli storici però il vero villaggio di Friano è nato all’inizio del XIII sec. conseguentemente alla distruzione di Cuma nel 1207 da parte napoletani. Infatti sappiamo che, dopo questo tragico evento, il clero e parte del popolo cumano furono accolti nella città di Giugliano mentre un altro gruppo di esuli preferì stabilirsi a Friano.

Il casale continuò ad esistere per tutto il periodo angioino come ci testimoniano i registri della corte. Sappiamo che Carlo I d’Angiò assegnò il feudo di Friano al maresciallo Guglielmo Stendardo per ricompensarlo della conquista del Regno di Sicilia. Ancora nel 1374 la regina Giovanna I d’Angiò – scrive Gaetano Parente nel I Volume di “Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa” – assegnò il feudo all’ospedale della chiesa di Santa Caterina della Spina Corona di Napoli.

Tra XV e XVI sec. il casale di Friano si avviò verso la decadenza e fu distrutto, quando cioè le guerre di conquista e la cattiva gestione dei feudi da parte di signori e monasteri portarono alla scomparsa di numerosi villaggi. Sappiamo infatti che quando nel 1597 il vescovo Pietro Ursino visitò la chiesa la trovò già in parte diruta descrivendola come <<totam discopertam et dirutam; parietum parte, et campanile integris remanentibus, et spins repletis>>. Come conseguenza della scomparsa del villaggio la parrocchia di Friano fu soppressa e cedette il proprio territorio alla vicina parrocchia di Sant’Antimo.

La chiesa però continuò ad essere officiata come cappella rurale, o “badia“, divenendo un mero beneficio ecclesiastico che veniva assegnato ai chierici della curia aversana mentre i frati dell’Annunziata di Sant’Antimo provvedevano agli uffici liturgici (fino ai primissimi anni del XIX sec.). Questo beneficio ecclesiastico era certamente legato a donazioni delle famiglie nobili ed alle rendite agricole di Friano. Nel XVIII sec. infatti Agostino Basile nello scrivere della storia di Giugliano non tralasciò di ricordare la ricchezza di queste campagne: <<Oggi però non già nelle vicinanze di Cuma, luoghi renduti infertili, ma immediatamente fuori di Giugliano dalla parte settentrionale v’è una buona tenuta, detta Friano, che produce ogni specie di ortaggio in tale abbondanza, che ne somministra non solo ai Casali confinanti, ma finanche a Napoli>>.

Ma la notorietà di Friano non sta soltanto nella sua posizione o nella ricchezza dei suoi campi. Nella prima metà del XVII sec., quando il casale era già distrutto da tempo, si verificarono alcuni eventi importanti destinati a segnare la storia di Friano ed allo stesso tempo ammantarla di fascino e mistero. Si tratta del miracolo che la tradizione popolare attribuisce ad una edicola della Madonna nei pressi della chiesa. Questi miracoli mariani diedero vita ad un culto popolare protrattosi fino agli anni ’70 del XX sec. che consentì in qualche modo la conservazione della chiesa come meta di pellegrinaggio. La chiesa di Friano fu anche nota come chiesa di San Lorenzo e della Madonna delle Grazie.

Sulla facciata della chiesa fino a qualche anno fa era ben visibile un affresco (probabilmente del XIX sec.) raffigurante la Madonna delle Grazie con ai lati Sant’Antimo e San Lorenzello. Questo è stato staccato e restaurato per essere collocato sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Immacolata, che oggi serve come parrocchia di Ponte Mezzotta.

© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: Visione d’insieme della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Friano dal libro “La Chiesa dell’Annunziata di Sant’Antimo” – (se si condivide l’articolo indicare le fonti)

Centro Studi Normanni

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