Baraballa Capece: una delle prime famiglie feudatarie di Giugliano

Baraballa Capece: una delle prime famiglie feudatarie di Giugliano

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

Tra i più antichi feudatari dei Territori di Giugliano, insieme ai Trotta e ai de Frizia, figurano i Baraballa Capece (Capici dicti Baraballi). Di questi, chiamati anche Varavalla, si conosce la data di un trasferimento avvenuto nel 1274. Di certo nel 1181 i fratelli Giovanni, Nicola, Giacomo e Pietro possedevano terreni in Degazzano, confinanti con i territori del capuano Atenolfo e del napoletano Bartolomeo Cacapice.

Filiberto Campanile, in “Le armi ouero le insegne dei nobili” del 1613, riteneva che i Cacapice, avessero lo stesso capostipite dei Capece. Tale ipotesi è avvalorata da un documento del 1300. In esso, si dice che nella terra di “Grummo“, una pezza di terra arbustata, sita nel luogo
dove si dice “a Ponticiello“, Giovanne Fiano, detiene da Giovanne Cacapice Baraballo. Enrico Cacapice, detto “Pixuto” o “Buctiuto“, patrizio napoletano e connestabile di Napoli nel 1136, partecipò nel 1130 all’incoronazione tenutasi in Palermo di Re Ruggero II d’Altavilla (come risultava in un atto dell’Archivio di S. Severina).

Secondo la tradizione genealogica il nome di Bozzuto deriverebbe dai segni lasciati sul suo viso dalla peste. Anche Anfrigo, uno dei Capece, partecipò con gli stessi onori, nel 1130, all’incoronazione del Normanno Re Ruggiero II.

I Capece Baraballo, unirono le porzioni di Degazzano, con il matrimonio tra Nicola e Brisa Cacapice. La cessione di una parte del possedimento avvenne, in assenza di figli maschi del feudatario Giovanni, da parte della figlia Maria, quando si unì in matrimonio con Marino Filomarino. Il patrizio napoletano Giovanni Baraballa, nominato cavaliere, risultava iscritto al Seggio di Capuana. Titolare di feudi a Giugliano e Cesa, possedeva in burgensatico il villaggio di Deganzano, in quel d’Aversa. Nel 1260 componente della lista dei cavalieri che accompagnarono re Manfredi di Sicilia a Roma. Nel 1269 fece parte dei patrizi incaricati di esigere, a nome della cittadinanza, la sessantesima parte dello jus su tutte le merci che entravano nel fondaco di Napoli.

Signore di vassalli nei feudi di Giugliano, Cesa, Dagazzano e del feudo detto “dei Baraballo” c/o Aversa, Giovanni Baraballa appare da una scrittura del 1299 <<Julianum Caesam e Decanzanum vicos in agro Aversani pervetus Barabbollorum Patrimonium, ad Filomarinos transtulit Maria Joannis Filia cum Marino Filomarino nuptui collocata>>, assicura nel 1655 di aver letto Carlo Borrelli nei Regi Quinternoni.

La parte minore del feudo fu trasferita successivamente a Nicolò Caracciolo, sempre a seguito di matrimonio con una Varavalla. Figure fondamentali per il consolidamento dei riconoscimenti feudali furono: Pietro che, agli ordini di Re Manfredi di Svevia degli Hohenstaufen (erede della dinastia Normanna degli Altavilla), ebbe un ruolo di primo piano nel contrastare le ingerenze al trono da parte di papa Alessandro IV; Giovanni che invece fu fedele servitore del Re Carlo e della successiva dinastia regnante degli Angioini. Al Duomo di Napoli si conserva una lapide, del 1333, di un Cimiliarca Baraballa: <<Hic jacet corpus Domini Petri Capice dicti Baraballi majoris Ecclesiae Neapolitanae Cimiliarchae qui obiit anno D. MCCCXXXIII.>>

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Stemma della famiglia Baraballa – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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