Il 25 Agosto il miracolo del sangue di Santa Patrizia

Il 25 Agosto il miracolo del sangue di Santa Patrizia

RUBRICA – REPORTAGE

(a cura di Anna Abate)

Quando si parla della città di Napoli si pensa sempre al prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro che attira turisti da tutto il mondo, forse l’eccessiva fama del Santo e del suo “Miracolo” oscurano i tanti altri compatroni (i santi che insieme a San Gennaro proteggono la città) ed i loro caratteristi miracoli. Dobbiamo ricordare che Napoli è una delle città con più santi protettori, se ne contano addirittura 52, tra questi troviamo anche San Francesco Caracciolo, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Santa Patrizia di Costantinopoli.

A quest’ultima, una Santa del VII sec. d.C., è legato un rito molto simile a quello di San Gennaro. Infatti anche il sangue di Santa Patrizia Vergine, che è conservato nella chiesa di San Gregorio Armeno, si liquefa periodicamente ed è custodito in un reliquiario per la venerazione dei fedeli. In questo caso il prodigio avviene ogni Martedì ed il 25 Agosto (la leggenda pone la data della morte di Santa Patrizia il 25 Agosto del 685 d.C. e santificata nel 1625) . Ma se la storia della liquefazione del sangue accomuna Santa Patrizia a San Gennaro, le loro vicende agiografiche restano distinte e seperate.

Mentre Gennaro, vescovo di Benevento, fu martorizzato a Pozzuoli nel IV sec. d.C. e poi in un secondo momento portato a Napoli, Santa Patrizia sarebbe morta proprio nella città partenopea dopo aver vissuto non poche vicissitudini ed aver testimoniato la propria fede cristiana (in un contesto storico diametralmente differente per i fedeli cristiani rispetto a quello vissuto da San Gennaro).

Nata a Costantinopoli e discendente dell’imperatore Costantino, Santa Patrizia fu data in sposa all’imperatore Costante II ma, volendo mantenere fede al voto di verginità fatto in tenera età, scappò da questi insieme con la nutrice Aglaia dirigendosi a Roma. Abbracciata poi la vita religiosa rinunciò ai propri diritti al trono imperiale ed ai propri beni materiali che destinò ai bisognosi. Quando decise di partire in pellegrinaggio per la Terra Santa una terribile tempesta la sorprese durante il viaggio in marà facendola naufragare sull’isolotto di Megaride (davanti alla città di Napoli). Santa Patrizia quindi sarebbe vissuta per il resto della sua breve vita – morì all’età di 21 anni – nella città partenopea, assistita dai monaci basiliani che all’epoca risedevano nell’orinale Castel dell’Ovo. Dopo la sua morte la piccola comunità di devote si riunì in clausura attorno alla nutrice Aglaia rimanendo a sorvegliare il corpo della Vergine.

Il prodigio della liquefazione del sangue di Santa Patrizia è noto fin dal XII sec. per il fenomeno del trasudamento della manna (un liquido puro simile all’acqua) che sarebbe avvenuto lungo le pareti sepolcrali del corpo. Una leggenda narra che un cavaliere, afflitto da molte sofferenze, si sia recato alla tomba di Santa Patrizia per pregare. Pregò per tutto il giorno e per tutta la notte dopo di che aprì la tomba e cavò un dente al corpo di Santa Patrizia. Dalla bocca – Patrizia di Costantinopoli era ormai morta da qualche secolo – fuoriuscì sangue come se fosse un corpo vivo allora, come spesso succede nel caso di reliquie di santi, di decise di raccoglierlo in delle ampolle per esporlo alla venerazione dei fedeli (forse in analogia con la reliquia di San Gennaro si scelsero anche questa volta due ampolle in un ostensorio d’argento).

Inizialmente il sangue di Santa Patrizia era custodito nella chiesa del monastero dei Santi Nicandro e Marciano a Caponapoli, nel 1864 il reliquiario fu poi portato nella chiesa di San Gregorio armeno dove è tutt’ora visibili e custodito dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, dette “Patriziane“.

© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: Una suora tiene in mano il reliquiario di Santa Patrizia  – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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