GAETA: UNA CITTA TRA MARE E PRIRIGIONE

RUBRICA – CRONCACHE MAURIZIANE

(a cura di Ortensio Falco)

“ho tuttora dei vividi i ricordi di quel giorno’’

Così scrisse uno dei tanti uomini che furono imprigionati nel castello angioino. Il castello di Gaeta che funse da carcere fino agli anni 90 e che lo” ospitò” dal 1977 al 1979.

Come lui tanti uomini giustamente carcerati come il nazista Kappler, Herbert che fu il mandante degli omicidi delle Fosse Ardeatine il 24 marzo del1944 a Roma, il quale era comandante della Gestapo in quegli anni. Come lui però, tanti altri, invece, condannati ingiustamente al carcere per essersi opporsi alla leva obbligatoria o per essere semplicemente testimoni di Geova.

La costruzione del castello angioino-aragonese non è di facile collocazione, infatti risale, forse, tra il VI e VII secolo a.C. La struttura che oggi ammiriamo è grande circa mq 14.100, composta da due edifici comunicanti realizzati in due momenti storici diversi, uno più in basso detto “Angioino”, realizzato durante la dominazione francese degli angioini, e uno più in alto detto “Aragonese”, fatto costruire dall’imperatore Carlo V insieme a tutte le altre opere di difesa militare che andarono a rafforzare la Piazzaforte di Gaeta.

L’ala angioina fino a pochi anni fa è stata sede del Carcere Militare di Gaeta, attualmente è di proprietà del Comune di Gaeta, chiusa in attesa di restauro. l’Università di Cassino (FR) attualmente intende destinare in futuro tale ala del castello come sede delle facoltà universitarie di discipline marinare. L’ala aragonese fino al termine della II Guerra Mondiale è stata sede di un Battaglione Allievi Carabinieri, oggi invece ospita la Scuola Nautica della Guardia di Finanza. Nella cupola della torre più alta del castello vi è la Cappella Reale, voluta dal re Ferdinando di Borbone nel 1849.

All’interno dell’edificio, appena si entra, si può ammirare anche un altare antico mentre al piano superiore è presente una mostra fotografica divisa in due parti: la prima parte è inerente alla struttura del castello e la seconda è dedicata agli ex carcerati. Gli uomini che una volta, chi più chi meno, hanno abitato il castello e sono ritornati sul luogo delle loro agonie per rivedere le loro ex celle. Le celle minuscole di un metro o due, dai letti di pietra o di legno con finestre barricate alle quali avevano bloccato il passaggio della luce ed il panorama del golfo al di fuori. Le condizioni in cui vivevano i detenuti fino a qualche anno fa erano a dir poco disumane. Appena si mette piede nella struttura ci si sente oppressi, distaccati dalla realtà, isolati. Si respira un’aria pesante e si avverte la disperazione degli ex carcerati. Tante sono le scritte rimaste che sono state quasi eliminate esportando l’intonaco dai muri ed altrettante sono le porticine piccole di legno incastonate in porte più grandi dove dovevano passare rispettivamente detenuti e ufficiali per sottolineare l’inferiorità dei carcerati.

Gaeta vanta anche uno stupendo tempio, il Tempio di San Francesco. L’edificio molto imponente sorge in alto ad una scalinata magnifica e sembra sovrastare tutto il golfo sottostante. La struttura fu fortemente voluta da Re Carlo d’Angiò e risale al XII-XII circa. Di architettura neogotica che con la sua statua centrale, sulla scalinata che rappresenta la” religione”, non a caso, sorreggendo simbolicamente una grande croce, viene definita una delle chiese più belle che la città possiede.

Gaeta ormai, al giorno d’oggi è sinonimo di divertimento, vacanze e leggerezza grazie al mare che la circonda ma ha alle spalle sicuramente una lunga storia. La città è passata dall’essere dominio campano a quello laziale. Dall’essere prima vittima, in quanto punto strategico per l’avvistamento di nemici; a carnefice, diventando sede di uno dei più temuti carceri d’Italia.

© Testo di Imma Di Tella e Giovanni Pagliuca

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Centro Studi Normanni

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