MARTUCCIA la megera di Aversa
Leggende dell’agro Aversano
A cura di: Pagliuca Giovanni.
Con la bolla “Summis desiderantes Affectibus“, del il 5 dicembre 1484, papa Innocenzo VIII autorizza di punire e incarcerare e le persone colpevoli di stregoneria. In Campania si hanno notizie di due condanne al rogo: una a Benevento e una ad Aversa, ed è proprio di quest’ultima che parleremo oggi.
La storia della strega Martuccia ha inizio intorno al 1500. La leggenda vuole che si trattasse di una contadina originaria di Lusciano, piccola cittadella dell’agro Aversano.
Mentre gli abitanti della zona dovettero fare i conti con la carestia e la peste che imperversavano per tutto l’agro aversano, Martuccia con il suo raccolto e salute rigogliosa iniziò a far nascere sospetti tra i vicini. Sospetti che non del tutto smentiti, anzi quando furono ritrovati carcasse di animali private della testa, le cose precipitarono.
Si racconta infatti che Martuccia riuscisse, attraverso questo sacrificio, ad ottenere la fertilità dei propri campi a discapito dei suoi vicini. Le voci iniziarono a girare, finché Martuccia fu trascinata al cospetto del vescovo di Aversa. Accusata di praticare la stregoneria, le fu intimato di redimersi, ma la giovane contadina si rifiutò, negando ogni imputazione, profanando pubblicamente il crocifisso portatele per la redenzione.
Il processo fu lungo, dopodiché la strega Martuccia venne imprigionata nel castello di Casaluce. In attesa della condanna definitiva. La condanna fu il rogo. Martuccia fu arsa viva nella piazzola del castello di Casaluce. Si dice che quando le fiamme si esaurirono di lei non restò nemmeno un cumulo di cenere.
Si narra che Martuccia scagliò una maledizione. Pare, infatti, che nei dintorni del castello dove fu bruciata la terra sia diventata arida. Dal giorno della sua morte non vi crebbe nemmeno un filo d’erba.