La “Fuga dal Tempo” di Hugo Ball

La “Fuga dal Tempo” di Hugo Ball

RUBRICA – DOSSIER

(a cura di Salvatore Setola)

Sebbene poco conosciuto e celebrato, Hugo Ball rimane un gigante della cultura del Novecento. Profondo studioso dell’identità filosofica tedesca e grande esegeta di Bakunin, fu il vero promotore del Dada a Zurigo, dove nel febbraio del 1916 fondò il Cabaret Voltaire sul cui palco declamava ogni sera le sue poesie sonore nei panni del vescovo mago, un travestimento “cubista” – progettato dall’amico Marcel Janco – composto da una cavità cilindrica, un paio d’ali dorate e un copricapo da sciamano.

Non era solo ironia, non si trattava di semplice provocazione. Ball considerava se stesso e ogni altro artista che stimava – da Picasso a Kandinskij – un eresiarca e celebrante: il compito degli artisti era scagliarsi contro il senso comune, i valori del proprio tempo, contro la fede nella materia che lui definiva “moderna necrofilia“. Le sue poesie sonore – prive di significato – somigliavano a formule magiche “astratte“, il cui principale scopo coincideva con lo scopo originario dell’arte: mettere in comunicazione il visibile e l’invisibile, il reale e l’irreale, facendo agire la potenza creatrice della parola e dell’immagine. Chi ama i Talking Heads ne avrà fatto probabilmente esperienza in “I Zimbra“, che altro non è che la trasposizione di una delle sue poesie più celebri, “Gadji Beri Bimba“, in uno spiritato funk tribale.

Bisognerebbe riscoprirlo, Ball. Come artista innanzitutto. Ma anche come uomo che non scese mai a compromessi. Tutta la sua esistenza – dalla dissacrazione dadaista al ritiro ascetico sulle montagne del canton Ticino dove morì povero tra i poveri – è stata una fuga verso la liberazione, una “Fuga dal tempo“. Così si intitola il suo diario, pubblicato postumo nel 1927, un anno dopo la sua morte: uno dei documenti più illuminanti per chi voglia capire cosa fu davvero il dadaismo, e perché ogni movimento di contestazione, ogni profonda blasfemia, è quasi sempre una rivolta dei non credenti contro i miscredenti.

© Testo di Salvatore Setola
In copertina: Hugo Ball – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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