Centora: un casale, una torre e le tracce di un passato remoto

Centora: un casale, una torre e le tracce di un passato remoto

RUBRICA – I CASALI SCOMPARSI DI AVERSA

(a cura di Angelo Cirillo)

Del villaggio di Centora (o Centore) oggi non esiste che qualche rudere nelle campagne di Trentola-Ducenta, al confine con Giugliano e Parete. In passato questi terreni vennero lodati dallo storico Giulio Cesare Capaccio per la produzione di un ottimo vino, il “Vin greco”, ed addirittura celebrati dal poeta umanista Bernardino Rota con i versi: <<Centula spumantis Bacchi pulcherrima, centum/Vineis, vinoque potens>>. Ad un occhio più attento, le campagne intorno Centora ancora restituiscono le tracce di un passato remoto, una storia quasi millenaria testimoniata dai resti di un’antica torre difensiva e dalle chiese rurali che un tempo dovevano dipendere dal villaggio.

Il toponimo “Centora” deriverebbe dalla centuriazione romana antica e quindi dalla tecnica utilizzata per la lottizzazione dei terreni agricoli nel periodo classico. Spesso infatti venivano assegnati a coloni o veterani di campagne militari gli appezzamenti di terreno bonificati o conquistati ai nemici sconfitti. Da studi recenti si è infatti dimostrata la presenza tra Giugliano, Parete e Trentola-Ducenta di un reticolo ortogonale di strade, canali e appezzamenti agricoli che doveva appartenere all’organizzazione dell’antico Ager Campanus.

Anche se la presenza di un’organizzazione del territorio già nel periodo romano antico ci farebbe pensare ad un origine remota di Centora, è a partire dal IX sec. che cominciamo ad avere testimonianze certe del suo villaggio. Nell’819 compare la dicitura <<Terra de hominibus de Centora>> in un diploma dell’imperatore Ludovico il Pio, con il quale il sovrano confermava alcune donazioni fatte dai longobardi al monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno. E proprio nel “Chronicon Vulturnense”, il celebre testo delle vicende storiche del monastero tra VII e XII sec., che il casale è nuovamente citato negli anni 833 e 1140. Un altro codice diplomatico benedettino, il Codice di San Biagio, riporta Centora come esistente nel 1113 quando Riccardo Mosca, un milite di Aversa, donò alcune terre <<in villa Centure>> al monastero di San Biagio per l’anima di un suo congiunto, Rainaldo Mosca.

Nel 1097 il villaggio di Centora entrò nelle pertinenze del monastero di San Lorenzo di Aversa a seguito di una concessione fatta dal conte Riccardo II <<cum ecclesia s. Viti>>, una chiesa che doveva forse servire come “parrocchia” del villaggio. In effetti oggi non abbiamo altre testimonianze di questo titolo “di San Vito” anche se nelle campagne è ancora possibile scorgere i ruderi di almeno tre edifici religiosi: le antiche chiese di San Pietro Apostolo, San Giovanni Apostolo e Evangelista e San Nicola di Bari (o di Myra). Le tre chiese erano dedicate a tre santi cari ai normanni, basti pensare al corpo di San Nicola che fu recuperato proprio da una spedizione normanna e portato nella città di Bari. Delle chiese di San Pietro e di San Giovanni restano poche tracce mentre di quella di San Nicola è ancora visibile la struttura, di epoca rinascimentale, in pietra tufacea. Resta sull’ingresso della chiesa, ormai diruta, un affresco rappresentante il Santo vescovo ed è possibile notare ancora alcune tracce pittoriche nell’interno (purtroppo gravemente rovinate).

Chiesa di San Nicola a Centora

Nel periodo bassomedievale il casale è attestato dai registri della corte angioina dove compare in un diploma del 1269 di Carlo I d’Angiò e di nuovo in uno di suo figlio Carlo II “lo Zoppo“, datato 1310 . Al tempo di Alfonso I d’Aragona sappiamo che Centora fu unita alla castellania di Aversa ed assegnata al nobile Dragonetto Bonifacio del Seggio di Portanova.

Al centro di una pianura a vocazione agricola, Centora era certamente oggetto di saccheggi e azioni di brigantaggio oltre che meta di passaggio obbligatorio per gli eserciti che si dirigevano verso Napoli. Per questi motivi già durante il periodo angioino iniziò la ricostruzione di un antica struttura difensiva longobarda, oggi è nota come “Torre Centora”, perché servisse come punto di avvitamento e difesa. La struttura attuale però risale al XVI sec., questa infatti rientrò presto in un sistema di fortificazioni del territorio che fu continuato dagli Aragonesi e proseguì anche durante il periodo vicereale.

La Torre Centore è per noi testimonianza e monito del villaggio di Centora. Leggere la stratificazione della torre di Centora significa leggere la storia dell’arte della guerra in Italia. Ed infatti dopo un’iniziale fioritura nel periodo angioino, Centora visse un momento di crescita, come testimoniato dalla vicina chiesa di San Nicola, tra il XIV e XV sec. per poi sparire quasi del tutto già nel secolo successivo. Nel 1550 infatti, secondo Gaetano Corrado, Centora sarebbe già citato come “casale disabitato”. La sua crescita e la sua repentina decadenza vanno collegate allo sviluppo della Via Antiqua che passava per il villaggio e collegava le grandi città antiche di Atella e Liternum incrociando la Strada Consolare campana.

© Testo di Angelo Cirillo, fotografia a cura di Giuseppe Miraglia
In copertina: Veduta di Torre Centore nelle campagne di Trentola-Ducenta – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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