Andrea d’Angiò: il principe che voleva diventare re

Andrea d’Angiò: il principe che voleva diventare re

RUBRICA – CRONCACHE MAURIZIANE

(a cura di Ortensio Falco)

Le urla stridule di Andrea D’Angiò o d’Ungheria, ruppero il silenzio della torrida notte tra il 18 e il 19 settembre. Dalla finestra del maniero angioino di Aversa, l’attuale chiesa della Madonna di Casaluce, si confondevano il viso agonizzante del disgraziato con gli affreschi dell’edificio. Assassinato con una corda e scaraventato poi dalla finestra, il futuro re di Napoli smise di vivere e lasciò così tutto il potere nelle mani della moglie. Così finisce la storia del primo marito di Giovanna I d’Angiò, morto con il solo tristi titoli di duca di Calabria e principe di Salerno. Diventato marito a soli sei anni dovette adeguarsi alla corte raffinata del regno napoletano ma con scarsi risultati. Cresciuto con insegnamenti militareschi e uno stile di vita più rozzo dovette subire il malcontento dei nobili che non si limitavano a tenere così nascosto l’appoggio che riservavano a Giovanna.

A nulla servì la richiesta d’aiuto che rivolse al fratello maggiore Luigi che nel frattempo divenne re della Polonia. Nessuno corse in suo aiuto. Il Duca di Calabria fu lasciato in balia di chi era più furbo e cattivo di lui e per ben due anni visse di ansia e paura. Il ragazzo che morì a soli 19 anni, fu vittima di un tranello nel castello aversano, allora residenza dei due consorti, quando al ritorno di una giornata di caccia con la scusa di un biglietto che diceva ’’notizie importanti da Napoli’’ lo allontanarono e mentre si recava verso le sue stanze fu preso e strangolato a pochi metri dalla camera della moglie che si diceva all’epoca ignara di ciò che stava accadendo.   

Karl Pavlovič Brjullov, 1835, L’assassinio di Andrea, duca di Calabria, acquerello

Spinto giù dalla finestra più alta del palazzo, fingendo così un suicidio, fu trovato in un campo, solo e abbandonato proprio come era venuto al mondo, la mattina seguente dai sui pochi amici leali che lo seppellirono inizialmente in una chiesa di Aversa, una delle tante, per essere poi spostato al Duomo di Napoli, poi a Tolosa e ancora quando poi fu portato a Capua sembrava di aver preso pace ma le sue ossa furono addirittura rovesciate per il terremoto di quasi 400 anni dopo, fino ad arrivare ad essere cremato e posto sotto un marmo ma non ci fu pace per l’infelice ragazzo che fu rispostato ancora in un altro punto della chiesa e murato. Il principe che sognava di diventare re.

Triste e solitaria fu la sua breve vita, colpevole solo di essere stato un ragazzo disadattato, un emarginato, che fu incapace di integrarsi alla società che lo circondava e che lo voleva diverso da ciò che era. Nato con le migliori prospettive, si è ritrovato schiavo di un regno che non lo riconosceva come sovrano e di una moglie che non lo amava né tanto meno capiva.

Solo dopo quasi 37 anni il fratello, Luigi d’Angiò, furioso dell’inganno recato ad Andrea, decise di vendicarlo. Un sicario inviato da Carlo Durazzo figlio di Luigi raggiunse e mise fine alla vita di Giovanna, dopo essere stata rinchiusa nella sua fortezza a Maro Lucano. Si concluse qui il cerchio della vita di Andrea d’Angiò, che dopo quasi 40 anni potette avere una mera parvenza di giustizia.

© Testo di Imma Di Tella (Aversa,19 settembre 1945)
In copertina: Particolare di “L’assassinio di Andrea” di Karl Pavlovič Brjullov – (se si condivide l’articolo indicare le fonti)

Centro Studi Normanni

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