Calvi Risorta: la rinascita dell’antica Cales

Calvi Risorta: la rinascita dell’antica Cales

RUBRICA – CRONCACHE MAURIZIANE

(a cura di Ortensio Falco)

Calvi Risorta, così si chiama oggi la vecchia Cales che è stata un’antica città degli Aurunci e gli Ausoni dove vi fu insediata una colonia romana. Oggi è situata nei pressi di Capua in provincia di Caserta.5583 abitanti e tanta storia nel suo passato. Riuscita a superare numerosi attacchi e invasioni: la prima da parte dei romani nel 335 a.C., distrutta poi dai Saraceni nel 879 e ricostruita dal conte di Capua di cui divenne parte integrante come principato e nel secolo XII fu conquistata dal re normanno Ruggero II. Grazie alla sua posizione strategica lungo la Via Casilina e lungo la strada per Venafro, fu dotata di un castello e fu sede di una dogana. Fu feudo dei vescovi di Calvi, degli Stendardo nel secolo XIV, dei Carafa e possesso dei duchi di Sessa, fino al 1460, quando Ferdinando I d’Aragona la cedette definitivamente a Capua. Assediata e saccheggiata durante la Congiura dei baroni, fu quasi completamente abbandonata dopo secoli di declino in seguito alla peste del 1656. Gli abitanti, fuggiti da una situazione ormai compromessa, si rifugiarono nei vicini casali di Zuni, Petrulo e Visciano, lasciando fondamentalmente spopolata la zona più antica della città. Essi seguirono nei fatti l’esempio dato dai vescovi locali, che dal 1647 presero ad abitare nella vicina Pignataro. Il centro abitato di Zuni divenne sede del potere locale e in seguito sede del municipio, denominato Calvi Risorta e che riunì sotto un’unica amministrazione i tre casali di Calvi Vecchia. Durante la seconda guerra mondiale, Calvi Vecchia fu liberata dagli inglesi della 56ª Divisione che in seguito ad alcuni scontri con dei civili caleni, entrarono a Calvi Risorta senza incontrare resistenza.

Ricca di storia e monumenti archeologici di estrema importanza come la “chiesa di Casto Vecchio” risalente al periodo paleocristiano attualmente coperta dalla vegetazione e in parte dall’autostrada A1.Nell’area dove prima c’era il borgo, invece, vi è la cattedrale romanica di Santa Maria Assunta risalente al IX secolo. Di enorme interesse è la sua facciata che conserva ancora la cripta originale della sua prima costruzione in epoca romana ,oltre alla conservazione di un antico sarcofago del VIII secolo, incastonatovi all’interno. Custodisce anche il sepolcro del vescovo Angelo Mazziotta (1444/1446).Esiste poi anche il Castello Aragonese situato nella zona di Calvi Vecchia, esistente già dal IV secolo ma modificato come si evince dalle torri angolari cilindriche con scarpate a spicchi, in età tardo-angoina probabilmente adattate poi in epoca aragonese. Dispone poi di un teatro e delle terme antiche ormai ricoperte dalla vegetazione e quasi non più visibili. Attualmente però sono accessibili il museo virtuale all’interno del sito archeologico in cui, attraverso una ricostruzione 3D si ripercorre la storia di Calvi e l’anfiteatro, anche se in quest’ultimo no vi si può accedere.

Dopo anni di abbandono Calvi oggi è quasi una città fantasma. Dove un tempo regnavano sfarzo e preziosa architettura per anni vi sono state invece solo sporcizia e rovine, due cose queste, che vanno a pari passo con associazioni come la Camorra. La polizia forestale, infatti, con grande sconforto, sostiene che quella di Calvi è stata:<>. Per 30 anni 2,5 ettari di terreno di Calvi vennero utilizzati per smaltire i rifiuti della zona dell’ex-fabbrica Pozzi-Ginori con un modus operandi simile a quello del clan dei Casalesi, di fatti, non si è ancora esclusa una collaborazione tra entrambe le parti.

Quella di “Cales” è una storia come quelle di tanti paesi campani e non solo purtroppo. Oggi come oggi assistiamo inermi a situazioni come queste continuamente. Città come Calvi che dall’essere “patrimonio artistico” diventano discariche abusive. Ricche di storia sono costrette a diventare città-fantasma, complici anche di amministrazioni troppo poco interessate e menefreghismo generale.
Attualmente Calvi non è Risorta ma ci sta provando, grazie soprattutto ad i suoi cittadini che sono stati i primi a riconoscere l’importanza storica del loro paese, con laboratori di teatro amatoriali e la ricostruzione dell’antico anfiteatro si può ben sperare nella “resurrezione” di Calvi.

© Testo di Imma Di Tella
In copertina: Area archeologica dell’antica Cales – (se si condivide l’articolo indicare le fonti)

Centro Studi Normanni

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