La Confraternita della Purificazione della Beata Vergine Maria in Santa Marta
RUBRICA – DIVINI DEVOTI
Ad Aversa la confraternita è comunemente conosciuta come “Congrega di Santa Marta maggiore” e risiede nella chiesa omonima. Qui una lapide del 1915, posta dal priore Tommaso Rotunno durante l’episcopato di Settimi Caracciolo di Torchiarolo, testimonia il riordino della congrega ad inizio del secolo scorso. L’iscrizione ricorda anche la fondazione del sodalizio nel 1630 ad opera del sacerdote Luca Bottiglieri.
La lapide spiega anche come la confraternita abbi assunto il titolo della “Purificazione della Beata Vergine Maria in Santa Marta” e la scelta del rifacimento della foggia degli abiti (in passato la confraternita non usava il “sacco“).
La chiesa aversana di Santa Marta maggiore è tornata da poco al suo antico splendore dopo una fase di abbandono, prima, ed un rigoroso restauro, poi. Dalle fonti sappiamo che la chiesa di Santa Marta è stata sede di una delle primitive parrocchia normanne e lo è rimasta almeno fino al 1592, quando, per opera del vescovo Pietro Ursino, venne soppressa come cura pastorale e cedette il proprio territorio alle parrocchie vicine e parte dei benefici all’erigenda parrocchia della Visitazione di Maria Santissima, detta “Santa Maria La Nova” (da poco eretta nella periferia della città del tempo).
Proprio nel XVII sec. la chiesa di Santa Marta maggiore e la sua nascente congrega rientrarono nel programma di riorganizzazione morale e liturgico di Calo I Carafa. Infatti tra gli anni ’30 e ’40 il vescovo promosse la nascita di tre “Montes pro agonizantibus”: uno nella chiesa di San Rocco, un altro nella chiesa della Trinità dei Pellegrini e l’ultimo, in ordine di tempo, proprio in Santa Marta Maggiore. Secondo lo studio di Luciano Orabona:<<Le finalità consistevano nel soccorso degli agonizzanti mediante elemosine, pagate di propria tasca dai soci dei Monti, e nella celebrazione di messe durante l’agonia. Insieme al conforto di aiuti spirituali, ciascuno offriva i suoi sacrifici, secondo le proprie possibilità, sia durante l’agonia sia dopo il decesso>>.
Un secolo dopo, dallo storico Andrea Costa, veniamo a sapere che la congrega è ancora attiva ed impegnata in queste pratiche di devozione ed apostolato. Nella I Parte di “Rammemorazione Istorica dell’Effigie si Santa Maria di Casaluce” Costa testimonia che nella chiesa di Santa Marta Maggiore <<trovasi eretta una, esemplare, e numerosa Congregazione di ogni sorte di persone, ove da Padri Ministri degl’Infermi, detti delle Crocelle>>. Questa congregazione era la stessa alla quale Andrea Costa apparteneva – quindi forse parlava per esperienza diretta – ed era la stessa che ad Aversa possedeva la chiesa di San Carlo Borromeo, oggi scomparsa. Dalle fonti sappiamo che la congrega era unita anche ad un altro importante ordine, l’Ordine dei frati minori conventuali, ed aveva al suo interno anche numerosi sacerdoti secolari.
Ma le testimonianza circa la congrega di Santa Marta non sono soltanto quelle che ci vengono fornite dagli storici. Vi sono altre e numerose pratiche, spesso legate alla “Pietà popolare”, che ancora oggi permangono, è il caso dell’offerta di dolci tipici in occasione del giorno di Santa Marta, il 29 di Luglio, e quella di confetti in occasione della festa liturgica della Pentecoste. Sappiamo che in passato le massaie, di cui Santa Marta è la patrona, portavano a benedire l’acqua da usare per le attività domestiche nel giorno della festività della Santa.
Oggi, a seguito della riorganizzazione del 1915, i confratelli della Confraternita della Purificazione della Beata Vergine Maria in Santa Marta indossano: una tunica bianca con risvolto in pizzo, una mozzetta di colore celeste e un medaglione con l’effige della Purificazione.
© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: Interno della chiesa di Santa Marta maggiore ad Aversa – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).