Il feudo longobardo di Olivola
RUBRICA – I CASALI SCOMPARSI DI AVERSA
Tra i villaggi e borghi che sorgevano nelle immediate vicinanze di Aversa figura certamente il casale di Olivola. Così è citato nel I Volume di “Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa” di Gaetano Parente, mentre Andrea Costa lo chiama semplicemente “Oliva” nel I Volume della sua opera “Rammemorazione istorica dell’effigie di Santa Maria di Casaluce“.
Non sappiamo dove fosse posizionato il casale di Olivola. Per lungo tempo questo borgo è stato unito a quelli di Casoria e di Casignano, supponiamo quindi si potesse trovare nella zona nord-orientale rispetto alla città normanna (ma è ovviamente solo una considerazione arbitraria). In effetti anche lo stesso Parente confessa <<Olivola di cui ignoro io il sito preciso – ma poi continua dandoci una preziosa informazione – era feudo “de jure longobardorum”>>.
Olivola era quindi un feudo di diritto longobardo, questa condizione giuridica era dovuta al fatto che il villaggio fosse stato certamente fondato prima dell’arrivo dei Normanni, quando queste terre erano sotto il controllo dei Longobardi di Capua. Essere una feudo longobardo significava dire essere divisibile, alienabile, trasmissibile per via femminile, tutti aspetti che conferivano senza dubbio maggiore dinamicità agli assetti della proprietà fondiaria. Ecco perché, insieme con Casoria e Casignano, il casale passò di mano in mano a partire dal XIV sec. (in quasi cinque secoli, dai Cippoia ai del Tufo, dai Sango ai Ronghi, molte famiglie possedettero parti dei tre casali).
Secondo Gaetano Parente nel cartulario del monastero di Montecassiono, redatto da Pietro Diacono e noto quindi come “Registrum Petri Diaconi“, sarebbe riportato la donazione al cenobio benedettino nel X sec. Mente nel testo “Per la Reale Badia di S. Lorenzo di Aversa” del 1788 Olivola è pensionato insieme con il monastero aversano e protagonista di un singolare episodio, avvenuto tra il 1092 e il 1903.
Il duca di Puglia, Ruggiero Borsa d’Altavilla, confermò una sua precedente donazione del casale al monastero di San Lorenzo di Aversa attraverso il proprio connestabile Rainulfo di Britto. Il testo settecentesco, che anche Parente aveva letto, riportava la trascrizione delle lettere: <<Nos Ranulfus Britto coelesti opitulante gratia, Ducalis Comestabulus una cum uxore mea Ata, et filio meo Joele . . . et in praesentia Ugonis Buvinensis Episcopi et aliorum . . . damus, offerimus, atque tradimus Deo et Monaſterio S. Laurentii de Aversa . . . Casale Olibole cum hominibus . . . et Ecclesiam S. Mariae, et S. Nicolai sitas in ipso Casali . . . Si quis autem Dei amoris immemor . . . banc nostram donationem violare, et exinanire quaesterit, sicut praedictus Ugo Buvinensis Sedis Antistes sua confirmavit manu, quod inprimis hoc anathematis vinculo religetur: Tra le altre soscrizioni v’ è quella del Vescovo : Nos Ugo Dei gratia Buvinensis Sedis Antistes laudo, concedo, et confirmo: Ego Leo Archipresbyter concessi, et subscripsi>>.
Il casale era quindi dotato di due chiese, una dedicata a San Nicola di Myra o di Bari (santo cui sappiamo essere particolarmente devoti i Normanni) ed una alla Vergine Maria. Ma queste chiese erano in qualche modo sotto la giurisdizione del vescovo di Bovino. Ugo, terzo vescovo della diocesi pugliese, l’anno seguente sciolse le due chiese dal vincolo di unione con il monastero di San Lorenzo: <<In nomine Domini . . . anno salutiferae Incarnationis ejus 1093. mense Julio prima Inditione . Ego Ugo concessu onnipotentis Dei Buvinensis Episcopo secundo anno praesulatus nostri cum consilio Clericorum meorum Guarino Aversano Abbati, ac omni illius Ecclesiae Coenobio Ecclesiam quamdam S. Mariae sci de Olivola . . . . quam Ranulfus Britto, et unor ejus Ata . . . ipsi Abbati, atque praedito Coenobio dederat consilio praeditorum nostrorum Clericorum . . . liberam & securam ab omni jugo servitutis libenter concedo>>.
La stessa esistenza di una chiesa a Olivola è testimoniata dalle Ratiorum Decimarum della Mensa episcopale aversana che nel 1324 riportano il pagamento di quattro tarì da parte di tale “Presbiter Adiutor” per la “cappellania” di Santa Maria di Pinu e del Santissimo Salvatore. Comunque abbiamo ragione di credere che il casale come centro abitato scomparve molto pesto, già intorno al XIV sec., restando ovviamente un feudo agricolo con qualche casa o masseria per la coltivazione dei campi. Basti pensare che Olivola già non compare più nel 1459 secondo lo studio della consistenza abitativa dei casali di Aversa fatto da Giacinto Libertini .
© Testo di Angelo Cirillo
In copertina: “Villa nella campagna romana” di Claude Lorrain – (se si condivide l’articolo indicare le fonti)