La statua aversana della “Divina Pastora”

La statua aversana della “Divina Pastora”

RUBRICA – FOLCLORE AVERSANO

(a cura di Luigi Cipullo)

La statua della Divina Pastora, venerata un tempo nell’omonima chiesa che accoglieva la “Congrega del Crocifisso” (situata all’angolo tra Via Gaetano Parente e Via Rainulfo Drengot) è oggi custodita all’interno della chiesa parrocchiale di San Nicola di Aversa. La scultura è un “unicum” all’interno del patrimonio artistico ecclesiastico della Diocesi di Aversa.

La rappresentazione mariano, in questo caso, è inserita in uno scenario agreste: la Madonna è raffigurata con il cappello pastorale, coperta da un manto azzurro mentre regge in una mano il bastone, simbolo della guida spirituale. La Vergine regge sulle ginocchia Gesù Bambino che, in compagnia della madre, vigila sulle pecore (un chiaro richiamo all’intera umanità). Un altro attributo iconografico importante di questo gruppo scultoreo è il lupo, una classica allegoria del male.

L’immagine della Divina Pastora diviene, quindi, la trasposizione femminile del tema simbolico del “Buon Pastore“. Questo culto fu introdotto durante il periodo della Controriforma spagnola. La devozione mariana risale agli inizi del XVIII sec. (1703) a seguito all’apparizione della Madonna, proprio con le vesti di pastora, al frate cappuccino Isidoro di Siviglia. Questi ne diffuse ‘immagine con la predicazione e gli scritti, soprattutto con l’opera “Mejor Pastor Assumpta“.

L’immagine della bella pastorella fu portata per la prima volta in processione in Spagna nell’anno 1705. Tale venerazione si diffuse più tardi anche in Venezuela, verso il 1736, data in cui il parroco di Santa Rosa commissionò a uno scultore una statua dell’Immacolata Concezione ma, senza che si capisse il perché, l’effigie che arrivò al paese fu quella della Divina Pastora e, benché il sacerdote volesse restituirla, non si riuscì a spostarla. L’intera cittadina dedusse che questo strano fatto indicava che il simulacro dovesse rimanere proprio a Santa Rosa. Un altro evento prodigioso in Venezuela si ebbe nel 1855, quando, invocando l’intercessione della Madonna, molte famiglie si salvarono miracolosamente dal contagio di un’epidemia colerica.

In Italia meridionale, invece, la devozione per la Divina Pastora fu introdotta a metà del XVIII sec. da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ancora nel XIX sec. fu oggetto di particolare zelo da parte di Ferdinando II di Borbone. Purtroppo, nel caso aversano non si conosce né l’autore dell’armoniosa scultura né ci è dato sapere attraverso quali eventi storici sia nata questa insolita fonte di devozione ad Aversa.

© Testo di Luigi Cipullo
In copertina: “Consacrazione verginale a Dio” del pittore belga Mathias de Visch – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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