Masseria Cappucciara

Masseria Cappucciara

RUBRICA – I CONFINI DI LITERNUM

(a cura di Giuseppe Miraglia)

Nelle campagne di Giugliano in Campania, dove un tempo passava l’antica Via Consolare Campana (strada che congiungeva Capua a Pozzuoli), troviamo i resti di una masseria da tutti conosciuta come “Masseria Cappucciara“.

La masseria risulta censita nel catasto onciario del 1753 ed è riportata su diverse antiche carte topografiche. La costruzione si presenta in uno stato di abbandono, adibita a casa rurale per la coltivazione dei campi, ed è stata in parte rimaneggiata nel corso del XX sec. Pi che di masseria si può parlare di un “complesso” poiché è in effetti costituita da vari edifici e fabbricati secondari: una stalla, un forno, un pozzo.

Tra questi, la “casa del padrone” presenta, al piano terra, una cucina con un piccolo camino mentre, al piano superiore, un salone e diverse camere da letto. Intorno all’edificio principale notiamo altre piccole costruzioni destinati ai braccianti. Una piccola casa – abitata fino a pochi anni fa – conserva la porta d’ingresso con un gradino in basolato, una finestra ed i sotterranei adibiti a cantina e a magazzini per gli alimenti.

Attorno alla masseria (lo ricordiamo: di proprietà privata) vengono ancora oggi coltivati i campi coltivati e tenute le serre per specifiche coltura. Purtroppo l’intero complesso di Masseria Cappucciara manca un piano di recupero; questi edifici a pieno titolo potrebbero essere restaurati e destinati a “museo della civiltà contadina” o anche essere usati come agriturismo.

Le costruzioni della Masseria Cappucciara raccontano le nostre radici, il nostro passato. Come molte altre costruzioni nelle campagna sorgono su insediamenti preesistenti (in alcuni casi addirittura rovine romane) e sono fonti di Storia legate a famiglie, ordini religiosi ed enti assistenziali che in un passato non troppo lontano ancora le possedevano.

© Foto e testo di Giuseppe Miraglia
In copertina: Veduta d’insieme della Masseria Cappucciara – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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