Giovan Battista Basile e Galeazzo Francesco Pinelli
RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA
Storia di una dedica tutta giuglianese, non conforme alla storiografia ufficiale e per tal motivo mai citata nelle manifestazioni locali, succedutesi nel corso degli anni. Le prime tre giornate de “Lo cunto deli cunti” sono del 1634, due anni dopo la morte dell’autore. Pubblicate a Napoli, città ove la sorella Adriana coniugata Baroni, romana di adozione, non aveva più rapporti. Le prime due giornate sono introvabili, più giusto dire mai ricercate. Le Biblioteche di Torino, Firenze e Palermo dovrebbero averne ancora copia. Ancor più del testo, poi riportato identico nelle edizioni del 1636, importante ne è la dedica. Trascorsi, due anni dalla morte del Cavaliere Gio. Battista Basile, l’editore Ottavio Beltrano supplicò, nella presentazione a cura di Salvatore Scarano, il feudatario di Giugliano Galeazzo Francesco Pinelli, di finanziare e garantire innanzi ai censori, il testo inedito a cui il suo amico fraterno teneva di più. Nella presentazione, della Prima e Seconda giornata, uscite a distanza di pochi mesi, 3 gennaio e 20 aprile, cosi scriveva:
<<Illustrissimo Eccelentiss. Osservandiss. Galeazzo Francesco Pinello duca dell’ Acerenza, marchese di Galatone,signore di Cupertino, Veglie Liverano e Giuliano. Non sempre i magnanimi petti de’ grandi devonsi muovere a suoni di bellicose trombe, dal cui invito,tra i furori di marte si veggano gli ordini degli eserciti, le generali battaglie, le singolari tenzoni, la strage de più famosi guerrieri, le città distrutte et i regni distrutti; ma puote altrsì destare gli animi generosi anco a simili cose il suono d’ istrumenti musici et i concerti dolci della lira, le cose soavi et dilettevoli non troviano gli animi dall’ altere imprese et tra i negozi gravi i giocosi trattenimenti son grati. Con questo permisso vengo a comparire avanti di V.E. et adedicarle per ora la prima gionata del pentamerone o vero Cunto deli cunti del sig. cavaliero Gio. Battista Basile in lingua napoletana, in cui scorgerà la grandezza d’un ingegno così pellegrino,com’era il suo,in ordinare quelle favolette con tanti scherzi e tante sentenze,e con tanti stravaganti modiche son certo che doveranno arrecare grandissimo diletto et allegrezza a coloro che le leggeranno et fama e gloria a lui che le ha compote. Assicurando che non è mica faticoso il comporre simioe cose et che abbiano da dilettare piacere, appagandomi sommamente quella sentenza che nelle Epistole referisce pico, quel grand’ uomo mirandolano dicendo che “iocularia et fabellas scribere erudite acrioris ingenii est quam de gra issimis rebus et ornate disserere. Operosius enim est ex limo quam ex aere el aurodecoram effingere stuam”, si devono indirizzare a V.E. l’ opre del detto signor Cavaliere, il quale mentre visse era suo fedellissimo amico e credo certo che s’ egli fosse soprevivuto fin oggi quel c’ ho fatto io avrebbe fatto egli.V.E. sa per disposizione di ragione a’ postumi si concede il tutore, perchè abbia chi difenda le sue ragioni. Questa difesa si conviene all’ Eccelenza sua innanzi al cui valore non può resistere invidia e velenosa lingua basta solo che ella porti il di lei nome in fronte che sarà bastevole a guisa di un Sole a far dileguare, quasi larve notturne, gli spavenemoli mostri de’ detrattori, armata di quelle paterne virtù che la potranno torre dall’ oblio e farle scudo a’ feri colpi di pungentissime lingue. Avvegna Dio, che io non mi creda ch’ avendo ella a comparire tutta scherzi, tutta piacevole e tutta gioiosa e che mentre è per apportare gioa e diletto a coloro che le daranno ricetta nelle loro case dopo le ricevute allegrezze l’ abbiano da mandar via colma d’ onte e di scorni. Leggala V.E. quando per allievar la noia de’ suoi pensieri vorrà render lieto l’animo acciò che possa, dopo la quiete, ripigliare i negozi più gravi>>.
© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Incisione di uno stemma della famiglia Pinelli – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).