I Pinelli e l’Annunciazione di Tiziano

I Pinelli e l’Annunciazione di Tiziano

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

I Pinelli, mercanti per coloro che non hanno la minima cognizione del patriziato genovese del Portico di San Siro. L’unico dipinto del Tiziano per il Regno di Napoli non ebbe vita facile, anzi rischiò di essere bruciato al rogo dalla Santa Inquisizione, per non essere conforme ai canoni pittorici, ancora vigenti nel Regno di Napoli.

Fortunatamente la rete di amicizie e gratitudine creata dal patriarca Cosmo Pinelli spense sul nascere ogni pericolosa censura. Opera in seguito talmente amata, da indurre Luca Giordano a trasformarsi in copista, pur di salvare il prezioso dipinto dalle intenzioni dei Viceré di portarlo in Spagna. Tela talmente veritiera, da indurli in errore, tanto da prelevare la sua copia (Chiesa di San Genes). Il dipinto fu l’omaggio di Gian Vincenzo Pinelli al padre morto due anni prima (1556). Nel testamento aveva espressamente richiesto l’Annunciazione, quale tema della Cappella. Tra i primi difensori del dipinto vi fu Bartolomeo Maranta:

<<Discorso all’Ill.mo Sig. Ferrante Carrafa Marchese di Santo Lucido in materia di pittura nel quale si difende il quadro della capella del Sig. Cosmo Pinelli fatto per Titiano, da alcune oppositioni fattegli da alcune persone […] il signor Cosimo Pinelli, il quale non mira in altro, se non in far tutte le sue cose perfettissime e che migliorar non si possano, ha voluto che il cielo di questa cappella e le altre parti dove pittura conveniva, fusse tutto di sua mano lavorato; e quanto bene gli sia riuscita quest’opera, ciascuno che di sano giudicio è potrà in vedendola saperlo. Costui dunque non solo loda estremamente quella pittura, ma non si sazia giamai di ammirarla e di stupirla, confessando et alla libera sgridando con alte voci che in essa non vi si può né aggiugnere, né diminuire. E dove lascio io il giudizio del signor Giovan Vincenzo Pinelli, figliuolo del signor Cosimo? Le cui rare parti, già bene agli uomini conosciute, non si possono da ogni gentile spirito giamai bastevolmente lodare. Egli, che di far fare quel quadro ha avuto il pensiero, per ritrovarsi negli studi di Padova, ove per lo molto suo valore è divenuto a tutti riguardevole e meraviglioso, et è non meno della pittura che della filosofia e delle leggi e d’altre scienze ammaestrato et erudito, dice e conferma piacerli sovra modo l’invenzione e l’artificio e tutto ciò che considerar si può in quella pittura>>.

Tiziano, Annunciazione, Capodimonte

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Particolare dell’Annunciazione di Tiziano – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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