Cosimo Pinelli vittima dei servizi segreti veneziani

Cosimo Pinelli vittima dei servizi segreti veneziani

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

La Ragion di Stato della Repubblica di Venezia fu la causa della morte del feudatario di Giugliano, Cosmo Pinelli. Il suo grande errore di gioventù fu pensare che un Gran Cancelliere del Regno di Napoli (incarico assunto a partire dal 1601) non potesse essere ucciso in una visita ufficiale.

Da Giugliano, Cosimo Pinelli partì tranquillo con la moglie e i due bambini, di otto e cinque anni. Purtroppo fece ritorno in una bara nell’indifferenza generale del Viceré e degli altri sei ministri: <<non si puotè salvare la vita al povero duca che in capo a pochissimi giorni non morisse d’età d’anni 33 e questo fu alli di 3 novembre 1602 lasciando la sconsolata moglie d’età di anni 28 in città forestiera e li di lui figli in età pupillare>>.

I suoi libri sequestrati dalla Repubblica di Venezia contenevano molti segreti e tracce di traduzioni in greco e latino antico di rilievo per importanti scoperte nel campo dell’astrofisica. Alcuni mesi prima i Capi dei Dieci (la giunta di vigilanza della Repubblica di Venezia con poteri di condannare a morte) preoccupati che tali <<scritture che trattano di materie publiche pertinenti allo stato nostro di molta importanza>> potessero cadere <<in mano d’altri et in altri paesi>>, comandarono, il 18 Agosto 1601, ai rettori di Padova, di dover <<quanto prima far mettere insieme, etbollar tutte le scritture che si troveranno in casa del detto Pinelli, o altrove, le qualivoi per vostra prudenza, et intelligenza, conoscerete esser di materia publica concernente in alcun modo interesse delle cose nostre, con farne haver custodia, dandoci aviso di quanto haverete operato, acciò possiamo poi darvi intorno ad esse scritture quell’ordine che stimeremo conveniente>>.

Il 21 Agosto i Dieci ordinano al podestà di Padova, <<senza far voialtra diligenza intorno alle dette scritture>>, di inviarle a Venezia, <<sotto bolla tutte etben conditionate, perché fatte veder da noi, et satisfatto all’interesse publico, sirimanderanno poi quanto prima per liberar quelle che doveranno esser liberate, come è giusto et conveniente>>.

La cassa con le scritture giunse a Venezia il 27 Agosto e il 30 Agosto il consiglio di Dieci dispose fosse <<portata e conservata nel Secreto del Senato nostro, dovendo dalli secretarii deputati ad esso secreto esser fatto un nuovo inventario di tutte esse scritture publiche et in materia di Stato, con ordinarle in modo che con facilità possano bisognando trovarli co’l detto inventario>>.

Detto inventario fu redatto da Zaccaria Rosso, segretario deputato alla custodia delle scritture secrete dell’Eccellentissimo Senato, che compilò pure quello delle scritture <<concernenti materie private et di poco rilievo che furono prontamente riconsegnate, il 6 settembre, nelle mani di Silvestro Pagnone, agente degli eredi del Pinelli, come era stato disposto dal Consiglio di Dieci il 30 Agosto “Et quelle altre poche concernenti materie private et di poco rilievo siano poste da parte et consegnate alli heredi del ditto Pinelli>>.

Una delle sedici cassette ancora presenti in città per introdurre denunce segrete, ma rigorosamente non anonime (pena la distruzione delle stesse)

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Il consiglio dei Dieci in un dipinto del XIX sec. – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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