A proposito dei Territori di Santa Giuliana

A proposito dei Territori di Santa Giuliana

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

Il culto di Santa Giuliana nei territori giuglianesi è ben chiarito, dalla Commissione Provinciale delle antichità e belle arti di Terra di lavoro, in una relazione del 1874 ad un dipinto di Fabrizio Santafede: la “Santissima Trinità e l’Immacolata Concezione” donata dai feudatari di Giugliano ai Cappuccini di Aversa.

Fabrizio Santafede, XVII sec., Santissima Trinità e Immacolata Concezione

<<…Essa è pure di grande interesse storico; giacchè dalle figure, tra le molte, che Vi si veggono effigiate, della Triade nella parte superiore, della Concezione nel mezzo e della vergine martire S. Giuliana in fondo (che il Parente credè esser l’immagine di una Committente, non ponendo mente all’aureola che cinge il capo alla santa), si arguisce chiaro che quel dipinto fu designato a rappresentare la primitiva fondazione di quel tempio e la posteriore riedificazione del medesimo. Si ha difatti dalla storia locale che nel XIII secolo trovavasi eretta in Aversa una Cappella a detta Martire dopo il trasferimento del suo corpo da Napoli a Cuma, avvenuto il 16 febbraio 1207; e che poi ceduta la stessa Cappella a Cappuccini, all’antico titolo di S. Giuliana fu sostituito l’altro della Trinità, introdotto vi pure il culto della Concezione, patrona dell’Ordine cappuccino. E poichè con breve di Sisto V. del 1587 e con assenso della Curia episcopale venivano autorizzati i nuovi Frati all’ampliazione del chiostro e riedificazione della chiesa sulla stessa antica cappelletta di S. Giuliana ; così vi si veggono pure effigiati un Vescovo ed un Pontefice, che sono appunto Papa Sisto V. e Giorgio Manzòlo, allora vescovo aversano, e non un santo Vescovo, probabilmente S. Stefano Protomartire (?!), siccome venne da altri asserito. Tale dipinto veniva eseguito da Fabrizio Santafede nel 1606, come rilevasi dall’autografa firma a pennello dell’artista: Fabritius Sanctafides pingebat. L’anno è segnato in fine delle parole: Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam: et quod cumque ligaveris super terram erit ligatum et in coelis, et quod cumque solveris super terram erit solutum et in coelis. Anno domini M.DC.VI. Quali parole sono scritte in un libro sostenuto dall’Apostolo S. Pietro. Nel papiro che stringe in pugno S. Giovanni si leggono le pa role Verbum Caro. E nelle tavole della legge sostenute da Mosè si leggono i dieci precetti del decalogo, compendiati ne’ quattro seguenti bellissimi versi: Unum cole Deum: nec jures vana per ipsum: Sabbata sanctifices: habeas in honore parentes: Non sis occisor: fur: moechus: testis iniquus: Non aliis nuptam: nec rem cupias alienam. Sorprende come un sì grandioso dipinto non sia stato conosciuto dal De Dominici, il quale nella vita del Santafede accenna una sola opera del medesimo in Aversa, eseguita per una cappella, ed esprimente la deposizione del Salvatore dalla croce: opera lodata dagli intendenti, come ei dice, per lo componimento e colorito con forza di accidenti che accompagnano l’azione del doloroso mistero>>.

Relazione del 1874 della Commissione Provinciale delle antichità e belle arti di Terra di Lavoro

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Resti della chiesa della SS. Trinità ad Aversa – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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