L’omaggio feudale dello sparviero

L’omaggio feudale dello sparviero

RUBRICA – GIUGLIANO STORIA PATRIA

(a cura di Arturo D’Alterio)

Giugliano fu feudo di viceré e principi: Pignatelli e Colonna; fu feudo di duchi: Grillo e Pinelli. I giuglianesi “patriensi” hanno sempre avuto consapevolezza che i titoli non si vantano ma si dimostrano sul campo. Questo il motivo perché non si è mai sentita la necessità di aggiungere blasoni al nome della Città o a palazzi distrutti.

Feudi e regni andavano difesi con la spada e con la benevolenza di Dio, concessa ai giusti. Questi gli insegnamenti impressi nella terra: dai Minutolo e dai Filomarino, il Re non chiedeva soldi, solo fedeltà e difesa del territorio. Così come concesso dagli Angioini a Franzone dell’Aversana nel 1337. Così come vi era memoria nella chiesa di Sant’Anna, in ricordo di Paulo Portario, morto in battaglia nel 1342.

Il dominio dei dell’Aversana, nobili del seggio di Capuana, continuava ad essere esercitato “in feudum”, nel profondo significato longobardo, tramite l’omaggio feudale di due sparvieri. Consuetudine longobarda, consisteva in una battuta di caccia in cui, almeno una volta l’anno, il vassallo rendeva al sovrano la ricognizione del proprio feudo attraverso la levata in volo di uno o due sparvieri.

Il valore simbolico consisteva nel conservare la memoria del vassallaggio, mai stato ripagato in una somma di denaro, essendo tutti i vassalli del re obbligati al servigio personale in difesa e in onore del re.

© Testo di Arturo D’Alterio
In copertina: Miniatura del Trattato sulla Falconeria scritto da Federico II di Svevia – (se si condivide l’articolo indicare le fonti).

Centro Studi Normanni

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